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AttualitàComunicazione

Ti lascio un vocale

By 1 Dicembre 2020No Comments
Immagine-Ti lascio un vocale

E’ curioso ed interessante seguire l’evoluzione della messaggistica smart, un esempio in cui tecnologia e necessità si plasmano a vicenda per raggiungere una scopo fondamentale dell’umanità, quello di comunicare. Quando il verbo “chattare” è entrato nel nostro vocabolario, i messaggi vocali erano ormai morti e sepolti, dentro segreterie telefoniche raggiungibili con codici e quasi sempre a pagamento. Poi Whatsapp ha messo la funzione vocale, Apple ha messo la funzione vocale e la voce ha ripreso il suo ruolo.

All’inizio è stato subito amore o odio ma, alla fine, giovani o boomers, volenti o dolenti, per amore o per necessità, ci siamo converti tutti.

Certo, possono essere molesti, perché ti possono inchiodare al telefono per diversi minuti, possono arrivarti mentre sei in riunione o semplicemente sul divano a guardarti un film, ti servono le cuffie per non incollarti in modo imbarazzante il telefono all’orecchio, non puoi ascoltarli se stai parlando con qualcuno, mentre una sbirciatina per vedere chi ti ha scritto e capire se il messaggio è importante la puoi sempre dare, non puoi ascoltarli se sei al telefono. Possono esserlo davvero, molesti. Senza aggiungere, poi, che se non puoi ascoltarli resti ansioso perché non capisci se sono urgenti… allora chiedi scusa e vai ad ascoltarli nella sala accanto o in bagno! D’altra parte, non possiamo negare che per chi li manda sono una grande comodità, possono essere inviati mentre si cammina, si guida, si prepara la cena.

E allora entriamo un po’ di più nell’analisi dell’uso dei messaggi vocali. Perché sono 200 milioni, ogni giorno, i vocali che girano su whatsapp.

Quello che sicuramente ci piace, è aver ripristinato il binomio voce-udito nella comunicazione. I messaggi vocali sono inequivocabili, non hai davvero bisogno di aggiungere altri messaggi o immagini (emoji) per chiarirne il senso. Ascoltare la voce, poi, ci mette subito in un contatto sensoriale con il nostro interlocutore. Se è un amico, una persona amata, un parente che non vediamo da tempo questo, indubbiamente, ci fa piacere e ci risveglia maggiori emozioni. Possiamo tenere i vocali delle persone care lì, in attesa, e dedicare il tempo necessario quando siamo tranquilli e abbiamo tempo da dedicare. I vocali ci danno poi la possibilità di riascoltare la nostra voce: per molte persone questo è uno scoglio, la nostra voce non ci piace, ci fa sentire inadeguati. E allora può essere una possibilità per sdoganare l’ascolto di tutto il nostro mondo paraverbale, della nostra prosodia, conoscersi e migliorarsi o essere comunque maggiormente consapevoli di noi stessi. Gli elementi positivi non sono finiti, lasciare messaggi vocali, anche per stupidate tipo “sono in ritardo” ci evita di camminare come zombie incollati al video per strada o fare incidenti in auto. Già, in auto non si usa il telefonino, mi ero scordata. Comunque, anche gli effetti su cervicale, postura e tensioni a polsi e dita sono benefici. Ah, altro plus per over 50 e presbiti: non servono gli occhiali, sia in scrittura che in ascolto!!!

Sì, vero, possono essere molesti. Ma non lo possono essere anche le telefonate che ti investono sugli smartphone in qualsiasi ora o momento? La vera differenza, rispetto ad esempio alla comunicazione telefonica, è che con i messaggi vocali non si parla con una persona, ma ad una persona: il messaggio audio è esprimersi senza contraddittorio. Affermarsi, liberarsi, dire le cose. Punto. A volte sembra quasi che parliamo più a noi stessi che al nostro interlocutore! Ecco, in questo dovremmo migliorare e utilizzare questo meraviglioso strumento che abbiamo, la voce, per entrare davvero in contatto con l’altro.

E quindi? Ci piace mondarli ma non riceverli? 200 milioni di messaggi al giorno sembrano tanti ma sono solo il 3% della comunicazione che passa attraverso whatsapp. Forse, al solito, il problema della molestia non è il mezzo, ma come viene usato.

E voi, che rapporto avete con i messaggi vocali?

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