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ComunicazioneFormazione aziendale

Storytelling e nuovi habitat narrativi.

By 28 Maggio 2021No Comments

Ogni persona e ogni azienda porta con sé la propria narrability. Anche quando non ci interessa farlo, o non ci pensiamo, ogni cosa parla di noi e racconta alla gente chi siamo e il messaggio che portiamo nel nostro bagaglio.

Una foto che postiamo, un like o un commento, il modo in cui scriviamo il cv, come ci vestiamo, come parliamo in pubblico e scriviamo una mail di lavoro, in ogni nostro gesto lasciamo un pezzo di noi che altri raccoglieranno ed interpreteranno. A questo aggiungiamo che ormai facciamo tutti parte, chi più chi meno, della generazione C, cioè siamo tutti connessi e parte della nostra vita è sempre accessibile agli altri.

Viviamo infatti sempre più in un “habitat narrativo”, un humus reale e digitale entro cui ci muoviamo e raccontiamo la nostra storia. Prendiamo i nostri profili social, cosa sono se non rappresentazioni narrative? In questi luoghi, infatti, comunichiamo le nostre esperienze, grandi o piccole, di lavoro o di svago, interagiamo con gli altri, creiamo ponti tra il mondo online e quello offline. Ogni giorno facciamo storytelling, più o meno consapevolmente.

In particolare almeno quattro sono i set narrativi a cui, soprattutto al lavoro, dovremmo prestare attenzione:

  • La vecchia e cara “carta”, che esiste sempre
  • La relazione personale
  • Il digitale
  • Lo spazio fisico

Al primo habitat appartiene ad esempio il nostro cv, che dovrà essere sempre più “narrativo”, evidenziare anche le soft skills e raccontare, mostrare, non spiegare! A livello aziendale ogni brochure, cartellone, immagine pubblicitaria, biglietti da visita, insegna. Ogni cosa deve essere coerente con la nostra storia.

Le situazioni relazionali sono invece eventi in cui la narrazione viene usata soprattutto come struttura e processo di lavoro. È il caso di percorsi di training, oppure di occasioni sociali tipiche della comunicazione interna delle aziende, come convention o workshop che devono avere una forte presa emotiva sull’audience di riferimento. Altri esempi di situazioni razionali dove usare lo storytelling possono essere: un colloquio di lavoro, uno speech in pubblico, un discorso politico elettorale, una performance di fronte a una certa audience. Anche in questo caso dobbiamo raccontare la nostra storia, anche con la voce, il linguaggio del corpo, la predisposizione dello spazio e del set per “andare in scena”.

Cosa prevede invece lo storytelling digitale in termini narrativi? Scontato dirlo, ma meno scontato farlo: la creazione di prodotti molto diversi, differenziati per i pubblici, tempi e costi di realizzazione. Un video per Facebook è infatti diverso da un video per YouTube, un tweet è differente da una land page, una bacheca Pinterest non funziona come un Stoy Instagram o come un articolo per una testata online. E’ flessibile, frammentato, interattivo e complementare tra i social. E, soprattutto, una volta messo in rete non ci appartiene più, lo consegniamo, in qualche modo, al pubblico.

Esiste anche lo spazio, i luoghi che abitiamo. Anche questo racconta moltissimo di noi. A livello personale i nostri luoghi ci rappresentano: la casa, l’arredamento, i profumi, i colori. A livello aziendale la struttura dello spazio aiuta a disegnare e a configurare l’organizzazione stessa del lavoro, dei team, la facilità di comunicazione, l’ambiente positivo al lavoro, il successo di una presentazione.

Già, perché siamo sempre più immersi in contesti narrativi e ci servono storie, fatte di persone vere, a cui affezionarci, racconti coerenti, contesti che fluttuano tra online e offline. Raccontare genera un grande valore. La pubblicità lo sa da tempo, e costruisce ormai storie che non parlano più di prodotti, ma di valori condivisi. Ma per raccontare bene bisogna essere preparati e pronti a gestire le risorse. Come tutte le attività infatti, raccontare implica investimenti di tempo, denaro, persone, pensiero, passione e fatica.

Ma i risultati, a livello personale e aziendale, non tarderanno a stupirti! Essere coscienti di una visione più ampia dello storytelling ci renderà persone (e organizzazioni) più attente, più coerenti, più focalizzate sui propri valori e sulla propria identità.

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