
Continuiamo a parlare di diversità, in particolare di persone straordinarie che, grazie e malgrado la propria diversa abilità, si sono distinti a hanno cambiato la propria vita e quella degli altri. Scorriamo la memoria e troviamo scrittori, musicisti, atleti, scienziati, politici, attivisti, attori: uomini e donne che hanno la forza di conquistarci e di ispirarci.
Oggi soffermiamo sulla vita di un uomo straordinario, astrofisico e icona pop, Stephen Hawking.
Dopo una sentenza terribile di malattia neurodegenerativa a soli 21 anni e una prospettiva di vita non superiore ai 24 mesi, ha portato avanti una vita in cui non sembra proprio essere mancato nulla: riconoscimenti, cattedre, figli, amori, divorzi, puntate di Star Trek e dei Simpson, voce sintetizzata immortalata in un brano dei Pink Floyd.
Molti lo ricordano per il suo bestseller “Dal big bang ai buchi neri”, oltre 10 milioni di copie in più di 40 lingue. Fino agli anni venti del secolo scorso si pensava infatti che l’universo fosse statico e immutabile nel tempo. Poi si scoprì che l’universo si stava espandendo, che le galassie lontane si allontanavano da noi. Questo significava che in passato dovevano essere state più vicine tra loro e circa 15 miliardi di anni dovevano essere state tutte le une sulle altre. Questo era il Big Bang, l’origine dell’universo, un’esplosione di energia. In un primo momento Stephen non riusciva a capire quale fosse il punto essenziale di questa teoria. Poi dimostrò con i suoi colleghi che una volta che una stella morente si fosse contratta fino a un certo valore del raggio, si sarebbe creata inevitabilmente una singolarità, un punto in cui spazio e tempo cessavano di esistere. Si rese conto del fatto che argomentazioni analoghe potevano essere applicate all’espansione dell’universo. In questo caso, riuscì a dimostrare che c’erano delle singolarità in cui lo spaziotempo aveva un inizio. Il suo lavoro sui buchi neri iniziò con entusiasmo nel 1970, qualche giorno dopo la nascita della figlia Lucy. Lucy era la luce. E forse anche i buchi neri non sono poi così neri come li abbiamo dipinti, non sono le prigioni eterne che un tempo pensavamo fossero. Si può uscire da un buco nero, anche verso un altro universo, verso nuove leggi fisiche.
Forse era stato il suo bisogno di non sentirsi intrappolato in un buco nero, di trovare una via d’uscita. Un pensiero filosofico ed esistenzialista da una parte, e la ricerca ferrea dall’altra. Scoprì che i buchi neri emettono radiazioni, e questo fenomeno fu una vera e propria rivoluzione scientifica e gli diedero il nome di Radiazione Hawking. Aveva raggiunto il maggior riconoscimento di sempre, il suo nome fu dato ad un fenomeno fisico da lui scoperto e dimostrato. Il suo nome per sempre nella Scienza.
Oltre a tutte le sue teorie scientifiche e filosofiche, quello che ci lascia è un grande messaggio di fede nell’uomo: “Per quanto possa essere difficile la vita, c’è sempre qualcosa che è possibile fare”.