
Si può dire che il mito nasca con la nascita dell’uomo, impregnato di significati sacri, storici, culturali, etici, morali. Per alcuni nasce come storia, raccontata e quindi resa fantastica, di vicende reali. Per altri nasce con il tentativo di spiegare il mondo (inteso sia come cosmo che come uomo che come ricerca delle relazioni tra gli stessi), prima della nascita della filosofia e quindi del ragionamento, in modo emotivo e irrazionale.
Quello che è certo è che il modello mitologico si rintraccia nella storia di tutti i popoli e muta, in parte, con l’evoluzione dell’uomo e della società. Il mito esercita in un certo senso una duplice funzione, quella conoscitiva e quella rassicurante, poiché risponde a due reazioni che spingono l’uomo alla ricerca della verità: la curiosità e la paura.
Gli impenetrabili misteri che si presentano dinanzi agli occhi dei primi uomini sono così spiegati e il mito si offre come strumento di risposta all’incomprensibile. In seguito, con il progresso scientifico dietro l’angolo, il mito viene condotto ad una posizione subalterna, perché incapace di rivelare qualsiasi verità. Anzi, per i più drastici tali racconti operano una vera e propria distorsione e mistificazione della realtà.
Ma c’è una radice così forte tra i miti passati e presenti, e tra i miti dei diversi popoli che potremmo farne una sorta di scienza a sé, un tentativo di raccogliere le pulsioni, le storie, le paure, le emozioni e cercare, non dico di spiegare l’uomo in modo intuitivo, ma di affiancare questo percorso alle scienze più tradizionali e più moderne, per allargare la nostra visione della vita e non perdere il contatto con l’umano (sembra contraddittorio, parlando di mito, ma non è così), le origini, le emozioni. Vediamo i miti eroici che si ricreano (da Achille ai supereroi della Marvel), personaggi oscuri che ritornano, drammi familiari che ancora oggi vengono spiegati con complessi che hanno radici in storie antiche (Edipo, Medea, Elettra, giusto per citarne qualcuno), argomenti della scienza moderna identici a quelli del miti (spiegare il mondo e l’ordine in esso, l’origine dell’uomo, ecc).
Nel Novecento, poi, la scienza si evolve ancora e si dichiara inesaustiva per spiegare il mondo, la legge causa-effetto diventa ingenua e inadeguata. Le interconnessioni sono sempre di più e spesso i modelli per spiegarle sembrano così irrazionali!
Alla luce di tutto ciò il mito non può che essere riletto in una chiave nuova, nel definire compiutamente la struttura etica, sociale e morale entro cui un popolo si muove. Racchiusa in quella dimensione altra di un tempo lontano e vicino, la mitologia rappresenta un immenso patrimonio da cui attingere per poter comprendere l’essenza, se non della realtà, dell’animo umano. E mythos significa “parola, racconto”. Tutto questo, il ruolo del mito, della parola, del teatro, dell’arte, del mondo irrazionale legato all’uomo è così vicino ad una parte di quelle connessioni che vogliamo attivare anche noi qui in arte connessa all’interno delle nostre occasioni di incontro di persone e di idee.
Quali sono i vostri miti, a quali figure conducete i vostri pensieri?