
Oggi vogliamo parlarti della teoria della “spinta gentile” di Richard H. Thaler, Premio Nobel per l’economia nel 2017 per il suo contributo sull’economia comportamentale, la scienza che indaga i rapporti tra economia e psicologia nelle scelte dei singoli. Secondo l’accademia di Svezia, infatti, “i suoi studi hanno costruito un ponte tra le analisi economiche e psicologiche del processo decisionale del singolo individuo”.
Thaler spiega che le teorie economiche classiche considerano gli attori principali dell’economia come soggetti perfettamente razionali e non come individui imperfetti, animati cioè anche da istinti, emotività e pregiudizi che li inducono a scelte non contemplate secondo le teorie tradizionali dell’economia.
Ma andiamo per ordine, partendo proprio dalla definizione della teoria dei nudge. Un “nudge” è letteralmente un “pungolo” o una “piccola spinta” e vuole essere, nella nostra teoria, un intervento che indirizza una scelta in modo più positivo alterando il contesto in cui essa viene presa. In altre parole, minimi cambiamenti del contesto possono incoraggiare le persone a prendere da sole la miglior decisione per se stesse e per la società. Esempi pratici, e a tratti divertenti, aiuteranno a comprendere meglio il concetto. Per evitare sporcizie nei bagni maschili dell’aeroporto di Amsterdam, furono appiccicati nei bagni a muro degli adesivi con una mosca: ebbene, la “mira” aumentò dell’80%! Un espediente gentile per incentivare un comportamento virtuoso che si traduce in un risparmio di costi di pulizia e manutenzione. Oppure, per diminuire gli accumuli di ricevute lasciate per terra fuori dagli sportelli del bancomat, alcune banche hanno posizionato elementi “green” di fianco al tasto “no” per la stampa di ricevute, con aumento della cura del nostro pianeta.
Idee semplici e proficue. Idee che pongono le loro basi proprio nelle critiche all’esistenza quell’uomo razionale e capace di calcoli probabilistici perfetti che era il soggetto dei sistemi (economici) tradizionali senza attriti. Ma che prendono vita anche dagli studi psicologi sulla complessità del comportamento umano e sulla possibilità di comprendere cosa avvenga nella “scatola nera” dove si raccolgono gli stimoli e viene elaborata una risposta. E così Thaler stesso ci dice, attingendo anche dagli studi sulla psicologia cognitiva, che la mente umana decide sfruttando due distinti sistemi di elaborazione del pensiero: un sistema automatico, istintivo, veloce e approssimativo e un sistema riflessivo, lento, preciso e faticoso, e che questo dualismo non sempre si combina per farci prendere la decisione giusta. A volte tendiamo a semplificare, a decidere “di pancia” e allora sbagliamo e, economicamente parlando, “perdiamo denaro”. “Le persone, nel loro insieme, sono disastrose quando si tratta di scegliere tempi e modi delle proprie decisioni (finanziarie)”. (Thaler)
E allora la teoria dei nudge ci può aiutare a prendere le decisioni giuste, per noi e per la società. Pratiche di nudging sono costantemente effettuate dai governi (da Obama a Cameron), ad esempio, per farci prendere decisioni in merito a temi socialmente rilevanti come la donazione di organi, la prevenzione nella salute, la lotta al fumo, la donazione di sangue, il gioco d’azzardo, trovando “spinte gentili” per far fare ai cittadini la cosa giusta senza costringerli.
La pratica del nudge non rappresenta qualcosa di totalmente innovativo, poiché l’impiego di tecniche pubblicitarie o di vendita basate sugli aspetti psicologici dell’individuo è un dato di fatto. La novità qui risiede nella giustificazione teorica, basata appunto sulla presa di coscienza della limitata razionalità umana, dell’applicazione di queste tecniche che possono influenzare i soggetti ai quali si rivolgono.
Fin qui sembrerebbe tutto chiaro, ma l’utilizzo di questa pratica nella politica ci spinge a porci qualche domanda, perché non si tratta più, con tutto il rispetto per la genialità, di mettere un adesivo di una mosca in un cesso. Come ci posizioniamo tra “la scelta giusta” suggerita da piccoli espedienti di nudging e la nostra libertà di pensiero e di azione? Le pratiche della “spinta gentile” possono diventare intrusioni del mondo dell’economia e della politica nella nostra capacità di scegliere cosa davvero è giusto per noi o invece ci aiutano sempre a mettere in pratica la scelta giusta? La teoria dei nudge, applicata in fondo da uomini, può essere sempre super partes e rappresentare la scelta migliore?
Una delle principali critiche mosse alla teoria del nudge è infatti la sua presunta capacità di manipolazione degli individui contrapposta alla scelta di fornire loro tutte le informazioni necessarie che dovrebbero consentire di agire in modo totalmente cosciente e consapevole verso la direzione migliore. Non solo politiche di nudging quindi, non solo “spinte gentili”, ma soprattutto flussi di informazione per comprendere la scelta virtuosa e praticarla con maggiore coerenza.